Umbria
Il cuore verde dell’Italia tra luoghi mistici e di riflessione propone una serie di produzioni storiche, di nicchia e pregiate: il farro, le lenticchie, le patate, i salumi , i formaggi locali e ... lo zafferano.
La Coltivazione dello Zafferano in Umbria
A partire dal XIII secolo la produzione di zafferano interessava in modo particolare l’Umbria, come si preoccupò di precisare lo studioso spoletino Pierfrancesco Giustolo che nel 1499 compose un poemetto didascalico in esametri latini, “De croci cultu”(pubblicato postumo nel 1510), in cui descrive minuziosamente la pratica colturale dello zafferano, distinguendo le aree maggiormente caratterizzate dalla coltivazione.
Numerose sono le disposizioni riguardanti «il croco ovvero zaffarame» contenute sin dal XIII secolo in molti statuti comunali umbri e ciò documenta una capillare diffusione sul suolo regionale [Giacché, 2007].
Il più antico riferimento al commercio di zafferano in Umbria appartiene alla documentazione archivistica del monastero di S. Maria di Valdiponte, nota come Abbazia di Montelabate, nei pressi di Perugia, nei cui libri contabili del XIII secolo è registrato l’acquisto di una «uncia çafarani», in data 2 febbraio 1226, al prezzo di 4 soldi e 6 denari.
Di poco posteriore la citazione contenuta nello Statuto del Comune di Perugia del 1279, dove alla rubrica 440 si vieta perentoriamente la semina dello zafferano ai forestieri «in toto districtu Perusii».
Pur nella diffusa presenza dello zafferano sul suolo regionale umbro, dallo spoglio analitico delle fonti emergono comunque due aree particolarmente significative dal punto di vista produttivo: lo Spoletino, il Folignate e la Valnerina, da una parte, ed il comprensorio Pievese, Trasimeno ed Orvietano dall’altra.
In questi ultimi anni si è rilevato in Umbria un rinnovato interesse per questa coltura, potenzialmente in grado di offrire un reddito integrativo a quello delle tradizionali attività produttive e agrituristiche e capace di costituire, altresì, motivo di valorizzazione di un territorio in quanto gli aspetti prettamente produttivi possono efficacemente integrarsi con iniziative atte ad esaltare le peculiarità dei luoghi di produzione.
Negli anni ‘90 vengono avviate prove di coltivazione sia di interesse scientifico, da parte del Dipartimento di Arboricoltura e Protezione delle Piante della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia che da parte di singoli coltivatori in diverse zone del territorio regionale, indicative dell’adattabilità dello zafferano a differenti condizioni pedoclimatiche umbre.
Le buone esperienze di coltivazione condotte hanno determinato la costituzione di specifiche Associazioni di Produttori, che nei casi di Cascia, Città della Pieve e Spoleto hanno assunto la connotazione di modelli significativi e consolidati grazie anche al sostegno delle Amministrazioni comunali, della Regione dell’Umbria, dell’ARUSIA e delle Comunità Montane e i B.I.M. dei territori interessati che hanno ravvisato nella coltura un elemento innovativo delle consuete produzioni agricole, con interessanti potenzialità economiche.